Epica, empatia e vendetta

 

Omero – Femio e Medonte scampano alla morte – l'arte dei pazzi
La strage dei Proci

                                                                                    Oreste inseguito dalle Erinni


Chi si riconosce in queste immagini? 🙋🏻‍♀️
E' possibile che in noi alberghino nel contempo queste due dimensioni? 
Concentriamoci sulla prima. L'empatia è una rara forma di intelligenza, è difficile sapersi mettere nei panni del prossimo e si soffre da morire. Io ho davvero temuto per la salute dell'amico vegetale sperando di non essere la causa del suo malessere e ho subito cercato di rendere più confortevole il suo breve soggiorno nel cassetto del frigorifero: un giaciglio di carta assorbente potrebbe lenire le sue ferite. Vogliamo poi parlare degli animali? Chissà come si sentirà solo l'aracnide tessitore nell'angolo del garage...e quel bagarozzo nel giardino? Come potrò difenderlo dalle pedate impietose dei passanti? Non vi dico il terrore di incrociare lo sguardo di un quadrupede randagio o il dolore fisico che noi portatori (più o meno) sani di empatia proviamo quando ci imbattiamo in documentari o in immagini di tragedie legate al mondo animale. Mors tua vita mea..ma anche no. E giù sensi di colpa per il mancato appuntamento con il veganesimo.  
Ovviamente anche bambini e adolescenti -sebbene olezzosi- mobilitano in me sentimenti empatici. Pare io sia molto severa, a casa (mio figlio mi ha registrata in rubrica come CAPO SUPREMO) così come sul lavoro; severità che assicuro riservo anche a me stessa; ma risulta per me assai difficile non soccombere di fronte alle sorti sfortunate, alle fragili vite spezzate, interrotte, irrequiete e tormentate. Il bournout è dietro l'angolo, sempre.
Poi talvolta accade che il fato, barbaro e baro, intervenga a gamba tesa e l'Erinni si scateni dalle neanche troppo profonde dimensioni dell'animo. Con buona pace dell'amico Giovanni Pascoli, in me alberga Megera in luogo del fanciullino. E Aletto e Tisifone si piazzano con i pop corn gustando lo spettacolo. Quando avverto che il prossimo tenti di prendersi gioco di me, di ingannarmi fornendo narrazioni evidentemente fallaci, supponendo una mia totale deficienza oppure, peggio ancora, qualora si cerchi di minare la serenità della mia famiglia ecco, Megera irrompe sul ring della collera e conciata da guerriera, sguaina le armi della retorica e a suon di coloriti epiteti dal suono aulico lancia invettive e ordisce vendette...arrendendosi infine alla damnatio memoriae, cancellando per l'eternità nomi, volti e identità di individui di siffatta spregevole specie. 
Ieri in classe abbiamo letto le pagine dell'antologia relative alla Strage dei Proci e come un'epifania si palesa l'informazione che nell'antichità la vendetta assunse un valore del tutto positivo. Dal latino VINDICTA, la bacchetta di legno con cui si toccava lo schiavo nel momento in cui veniva liberato, tale parola porta con sé il valore della liberazione, del recupero della dignità dell'uomo. Un modo per punire le offese e ripristinare l'equilibrio infranto. Zeus è favorevole alla strage dei Proci e Odisseo, uomo multiforme che pondera le opzioni con saggezza e compie scelte proficue e oculate, qui ora può mettere il suo ingegno al servizio della vendetta. E' tempo di punire, è tempo di dare sfogo ai propri istinti violenti. 
Oggi, grazie al cielo, la vendetta non è consentita poiché non costituisce giustizia; mera rivalsa personale, rischia di innescare un circolo vizioso inesauribile. Lo stato di diritto ci mette al riparo dalle derive giustizialiste e l'educazione alla legalità offre un significativo contributo alla convivenza civile. 
Però...dentro di me Megera, che non so perché (o forse sì mannagg a o MARE FUORI) parla in napoletano, sorride e sta meditando di prepararsi un gin tonic per brindare alla salute DI CHILL FIGLI 'E ******** e creare epiteti efficaci e creativi.

Commenti

  1. Caro Cerbero dal cuore di panna... A me tu vai bene così. Ed io ho solo da imparare

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