LABIRINTI
Avete presente quando vi trovate davanti a qualcosa che vi atterrisce ma di cui non riuscite a fare a meno? Io no, fino a che non mi sono imbattuta in questa lettura.
Thilliez pare sia il genio francese del thriller, non lo conoscevo e devo ringraziare la mia amica che non sbaglia un colpo. Sapete, si può misurare il livello di sintonia dall'efficacia del dono musical-letterario, credetemi. E lei, la mia amica, deve aver capito quanto le narrazioni intricate, inquietanti e tetre mi spaventino e mi allettino.
Ho bisogno di un* brav*, vero?
Labirinti si apre con l'immagine della giovane poliziotta Camille alle prese con un caso che si configura subito difficile e confuso poiché la sospettata, nonché unica superstite, giace in un letto d'ospedale priva di memoria. Lo psichiatra, il dott. Fibonacci (un cognome quanto mai pertinente) mette Camille in allerta: la storia che egli le racconterà sembrerà incredibile ma va ascoltata -letta- con attenzione altrimenti si perde il filo della matassa e si rischia di essere piantati in Nasso...vero Arianna?
Quattro (o cinque?) le donne protagoniste che intrecciano le loro traumatiche vite in un dedalo di esperienze al limite della sopportazione umana. Unico fil rouge? Il gioco degli scacchi e strani labirinti dipinti sulle pareti.
Arte, sadismo, scrittura, genio ed elettrosensibilità. Il doppio, il triplo e il quadruplo.
Parole di certo oscure ma credetemi, vale la pena cercarne il significato tra le pagine di questo libro la cui lettura scorre veloce...come una lama affilata.
L'autore si diverte a giocare con il lettore, lo disorienta e lo incastra al centro di un labirinto dal quale solo nelle ultime pagine - forse- riuscirà ad uscire.
E da quel momento tu, proprio tu che tieni il libro in mano con la bocca aperta nel tentativo di pronunciare un "non ci credo" stupito, inizierai a mettere in dubbio la tua intera esistenza.
Figo, eh?!
Lo leggerò!
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